Riflessioni di una maestra sul voto a scuola

Una maestra, dopo aver consegnato le schede di valutazione ai genitori, scrive queste riflessioni sul voto nella sua bacheca:

“Non sono stata capace di dire no.
No ai voti.
Alla separazione dei bambini in base a quello che riescono a fare.
A chiudere i bambini in un numero.
Ad insegnare loro una matematica dell’essere, secondo la quale più il voto è alto più un bambino vale.
Il voto corrompe.
Il voto divide.
Il voto classifica.
Il voto separa.
Il voto è il più subdolo disintegratore di una comunità.
Il voto cancella le storie, il cammino, lo sforzo e l’impegno del fare insieme.
Il voto è brutale, premia e punisce, esalta ed umilia.
Il voto sbaglia, nel momento che sancisce, inciampa nel variabile umano.
Il voto dimentica da dove si viene.
Il voto non è il volto.
I voti fanno star male chi li mette e chi li riceve.
Creano ansia, confronti, successi e fallimenti.
I voti distruggono il piacere di scoprire e di imparare, ognuno con i propri tempi facendo quel che può.
I voti disturbano la crescita, l’autostima e la considerazione degli altri.
I voti mietono vittime e creano presunzioni.
I voti non si danno ai bambini. In particolare a quelli che non ce la fanno.
La maestra lo sa bene, perciò è colpevole.
Per non aver fatto obiezione di coscienza.”

Il maestro Alberto Manzi riportava nella scheda di valutazione di tutti gli studenti la stessa formula: “Ha fatto quel che può, quel che non può non fa”. Cosa ne pensi?

Qual è la tua esperienza in merito ai voti e alla scuola? Raccontala nei commenti… Grazie!

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